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Quadrantectomia mammaria e chirurgia oncoplastica

QUADRANTECTOMIA MAMMARIA E CHIRURGIA ONCOPLASTICA

La chirurgia conservativa (quadrantectomia) seguita da radioterapia è oggi considerata il gold standard terapeutico per il carcinoma della mammella in stadio precoce.

La tecnica chirurgica di quadrantectomia prevede l’asportazione completa del tumore e di una porzione limitata di tessuto mammario sano circostante, con conservazione del seno ed ottimizzazione dei risultati estetici.

Nell’ultimo decennio si è assistito ad un continuo incremento nell’uso delle tecniche di chirurgia conservativa che nei centri di eccellenza vengono oggi applicate come trattamento di scelta nel 75-80% delle pazienti con tumore del seno.

Un buon trattamento chirurgico conservativo deve garantire sempre il conseguimento di due obiettivi: l’asportazione completa della neoplasia nel rispetto dei criteri della radicalità oncologica ed un valido risultato estetico che mantenga una buona morfologia ed un’adeguata simmetria del seno operato.

Pertanto, nel tentativo di acquisire maggiore efficacia nel controllo locale della malattia ed al tempo stesso ottimizzare il risultato estetico, sono state introdotte, negli ultimi anni, nuove procedure chirurgiche definite “oncoplastiche” che combinano i principi della chirurgia oncologica con accorgimenti propri della chirurgia plastica.

Queste nuove tecniche facilitano l’acquisizione di una buona radicalità oncologica con adeguati risultati estetici anche nelle pazienti con lesioni localizzate in quadranti considerati a maggior rischio di inestetismi (zona retroareolare, quadranti mediali ed inferiori) o in caso di rapporto diametro tumorale/dimensioni della ghiandola mammaria non particolarmente favorevole.

La chirurgia oncoplastica permette di conseguire un migliore risultato estetico, di ottenere margini di resezione più ampi con minore rischio di recidive locali e di evitare in molti casi interventi più demolitivi.

Riguardo le possibili soluzioni tecniche, queste devono essere accuratamente pianificate in relazione alla sede della neoplasia ed alle caratteristiche morfologiche della ghiandola mammaria. In base al volume di ghiandola mammaria asportata ed al grado di complessità chirurgica, le tecniche oncoplastiche vengono classificate in due categorie:

• Tecniche di I livello, indicate per lesioni tumorali che occupano meno del 20% del volume mammario, prevedono l’esecuzione di incisioni chirurgiche estetiche a livello dell’areola o del solco sottomammario, con minimo rimodellamento ghiandolare.

• Tecniche di II livello, indicate nei casi di tumori più estesi, consentono di asportare sino al 50% del volume mammario.
La procedura oncoplastica più diffusa è la mastoplastica riduttiva (fig. 1), che si basa sull’utilizzo di lembi dermo-parenchimali, detti “peduncoli”, che grazie alla loro versatilità e mobilità possono riempire difetti derivanti da exeresi molto ampie; questa tecnica sembra essere un’ottimale soluzione per le pazienti con seno medio-grande e ptosico, consentendo di effettuare resezioni ghiandolari più ampie di quelle ottenute con le tecniche della chirurgia conservativa tradizionale ed al tempo stesso di migliorare i risultati estetici.

Fig. 1: Chirurgia Oncoplastica: tecnica di mastoplastica riduttiva bilaterale

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